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Pellico, Silvio. Le mie prigioni. Torino, Giuseppe Bocca, 1832.

Autore: Pellico, Silvio

Prima edizione di una celebre opera del Risorgimento italiano. "Le mie prigioni" si impone, per l’immediato successo e l’enorme risonanza, come un caso letterario eccezionale. Con gli anni il moltiplicarsi delle edizioni e delle traduzioni ne fecero il libro italiano più conosciuto e letto nell’Europa dell’Ottocento, dopo "I promessi sposi".

€ 750,00

Descrizione

In-8°, 3 cc. non num. inclusi l'occhietto e il frontespizio, 339 pagg. num., 1 pag. non num.
Occhietto, fregio xilografico al frontespizio, prefazione, capilettera e finalini.
Completo.
Legatura in mezza pelle verde dell’epoca, piatti marmorizzati, dorso con titoli e filetti impressi in oro e a secco, tagli spruzzati blu.
Prima edizione di una celebre opera del Risorgimento italiano.
"Le mie prigioni" si impone, per l’immediato successo e l’enorme risonanza, come un caso letterario eccezionale. Con gli anni il moltiplicarsi delle edizioni e delle traduzioni ne fecero il libro italiano più conosciuto e letto nell’Europa dell’Ottocento, dopo "I promessi sposi".
Scritto due anni dopo la scarcerazione del patriota scrittore e poeta italiano Silvio Pellico (*Saluzzo 1789 - †Torino 1854), è il racconto del processo spirituale maturato nell’autore nei duri anni di prigionia, durante i quali, grazie alla fede, alla carità cristiana e allo spirito di rassegnazione, raggiunse faticosamente la pace interiore. Lo stile, volutamente semplice, contribuì al successo dell’opera, la quale ebbe diffusione anche fuori dai confini nazionali.
Originario di Saluzzo, nel 1810 Silvio Pellico si trasferì a Milano dove conobbe Foscolo e Monti e dove compose le sue prime tragedie patriottiche. Dal 1816 collaborò in qualità di redattore al "Conciliatore". Arrestato nel 1820 come carbonaro, fu condannato a quindici anni di carcere. Nel 1830, dopo nove anni di reclusione nella fortezza dello Spielberg in Moravia, fu graziato e liberato. Da quel momento visse a Torino tenendosi lontano dalla politica, come bibliotecario della marchesa Barolo.
Il margine superiore del frontespizio è di 1 cm inferiore rispetto le altre pagg., minimo strappo abilmente riparato a margine della pag. 71 e qualche lieve traccia di foxing, nel complesso copia in buono stato di conservazione.
cfr. Parenti 39; F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010.

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