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D’Azeglio, Massimo. La Sacra di San Michele. Disegnata, e descritta dal Cav. Massimo D’Azeglio. Torino, s.e. (ma Tipografia Chirio e Mina), 1829.

Questo capolavoro, in prima edizione, è dedicato alla Sacra di San Michele, costruita tra il 983 e il 987 sullo sperone roccioso del monte Pirchiriano. Quest'opera descritta e disegnata da Massimo D’Azeglio, risulta di primaria importanza sotto l’aspetto grafico, in quanto rappresenta la più antica produzione litografica di fattura piemontese, come cita la bibliografia di riferimento (Ozzòla, La litografia italiana, pag. 11).

€ 6.500,00

Descrizione

In-folio massimo, 2 cc. non num . incluso il frontespizio, 31 pagg. num. (ultima bianca), 12 tavole.
Frontespizio litografico con titoli attraversati da raggi e contornati da volute, arricchito da vignetta nella parte inferiore raffigurante paesaggio alpino sotto un cielo nuvoloso, firmato M. A. in basso a destra e la scritta "Lit. D. Festa" in basso a sinistra, dedica dell’autore alla madre Cristina Morozzo Marchesa d’Azeglio, dedica al lettore, nel testo 2 vignette eseguite in litografia, raffiguranti scene storiche, una con Carlo Magno e l’altra con la Bell’Alda, in fine 12 litografie fuori testo e a piena pagina raffiguranti gli scorci più suggestivi e i dettagli del rinomato monumento alle porte della Val di Susa: La Sacra di San Michele.
Completo.
Legatura in pieno cartonaggio marmorizzato dell’epoca, dorso in pelle verde con filetti impressi in oro. Al piatto anteriore è stata applicata parte della brossura originale in carta rosa, con titolo stilizzato e vignetta incisa entro bordura ornamentale; presente inoltre monogramma di possesso dipinto in oro.
Questo capolavoro è dedicato alla Sacra di San Michele, costruita tra il 983 e il 987 sullo sperone roccioso del monte Pirchiriano. L’Abbazia, monumento simbolo del Piemonte, situato all’imbocco della Valle di Susa, con la posizione domina e sovrasta la bassa Valle.
Quest'opera in edizione originale, descritta e disegnata da Massimo D’Azeglio (*Torino 1798 - †1866), risulta di primaria importanza sotto l’aspetto grafico, in quanto rappresenta la più antica produzione litografica di fattura piemontese, come cita la bibliografia di riferimento (Ozzòla, La litografia italiana, pag. 11).
Curiosamente si nota sulla tavola intitolata "Porta in cima allo scalone" una scritta, precisamente nell’angolo inferiore destro, tra i massi ai piedi dello scalone "Accidenti alla litografia", leggibile anche ad occhio nudo. Chissà perché è stata scritta!
Ottimo stato conservativo delle tavole, della legatura e dell’opera in generale.
cfr. A. Peyrot, Valle di Susa nei secoli, n° 183; Parenti II 98-103.

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