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I tarocchi dalle origini ai giorni nostri

È credibile che le carte da gioco nascano intorno all‘VIII secolo d.C. in Cina, dove già si adoperava la stampa. È da quel lontano continente che le carte arrivano in Europa, tanto che i reperti più antichi del mondo occidentale pervenuti fino a noi risalgono alla fine del Trecento.

In Italia il testo più rappresentativo della concezione che sta a monte della nascita dei Tarocchi moderni è indiscutibilmente il poema Trionfii di Petrarca (1352). In questa opera il Poeta celebra gerarchicamente alcune figure allegoriche così nei suoi versi su Amore trionfa Pudicizia in grado di controllarlo, sull’Io trionfa la Morte ma su quest’ultima trionfa Fama, sconfitta solo dal Tempo che viene, infine battuto dall’Eternità.

Alle incisioni dei Tarocchi lavorarono gli artisti più apprezzati: Bonifacio Bembo, Francesco Zavattari, Iacomo Sagramoro, Giovanni di Lazzaro e molti altri.

Per molto tempo si ritenne che un mazzo bello e particolare fosse addirittura opera di Andrea Mantegna; in realtà i cosiddetti Tarocchi del Mantegna non sono né tarocchi in senso stretto né un’opera del geniale pittore veneziano ma offrono comunque una espressione sofisticata del pensiero neoplatonico dell’epoca e sono una sintesi figurativa dell’enciclopedismo medievale.

La realtà è che le carte faticarono a trovare una vera e propria identità. Per un periodo di tempo molto lungo i mazzi contennero un numero variabile di semi, prima di definirsi progressivamente in quattro: Coppe, Denari, Spade e Bastoni.

In Francia divennero Cuori, Quadri, Fiori e Picche, in Germania Cuori, Foglie, Ghiande e Sonagli e prima di questi furono usati animali, eroi della mitologia greca, condottieri antichi.

Il Boiardo scrisse un’ opera poetica intitolata Tarocchi in cui descriveva un mazzo di carte che raffigurava concetti filosofici e attitudini morali.

Insomma, per tutto il XV secolo la storia dei mazzi dei Trionfi fu caratterizzata da una grande sperimentazione.

Era il 1516 quando il Registro del Guardaroba di Ferrara rubrica un mazzo di carte come “para de tarocchi” e da quel momento il nome Tarocchi soppianterà progressivamente quello di Trionfi o naibi per indicare un mazzo di carte con caratteristiche ben precise.

Si tratta di un mazzo di carte a 4 semi italiani: Coppe, Denari, Spade, Bastoni, ripartito in due serie. La prima è costituita dalle comuni carte da gioco e comprende le 10 carte numerali e le quattro carte di corte (Fante, Cavallo, Regina, Re) per un totale di 56. La seconda è una serie di 22 figure di natura allegorica che non appartengono a nessun seme. In totale le carte di un mazzo di tarocchi sono 78 e da quel momento in poi la struttura non cambierà più.

L’origine del nome Tarocco è tuttavia ancora incerta. Aldilà delle più fantasiose ipotesi di suoni egizi o cabalistici è certo che nell’italiano medievale il verbo taroccare significa ribattere, con un possibile riferimento al rispondere di un giocatore ad un altro con una carta più forte.

I Tarocchi nacquero a Bologna e si estesero alla corte estense, viscontea, medicea grazie alla meravigliosa arte figurativa del Nord-Italia. Si differenziarono dagli altri mazzi per la singolarità di aggiungere ai quattro semi ventidue immagini che non appartenevano a nessun seme, figure di carattere allegorico oggetto di magia e interpretazione.

Sostanzialmente, alla fine del Quattrocento le immagini degli Arcani maggiori erano le stesse che troviamo ancora oggi.

Solo alla fine del Settecento si fissò una sequenza precisa e condivisa da tutti: gli arcani maggiori vengono definitivamente numerati da 1 a 21 e uno di essi è il Matto che è senza numero o viene indicato con lo zero. Il significato numerico delle carte matura, dunque, progressivamente nei secoli successivi. 

Gli antichi mazzi dei Tarocchi Lombardi, dei Tarocchi Piemontesi e del Tarocco Ligure furono realizzati grazie ad incisioni su matrici di legno, successivamente impresse con il torchio su un grande foglio. Il più antico di questi è chiamato “Foglio Cary” dal nome del collezionista e risale agli inizi del Cinquecento.   Questo incredibile ritrovamento di origine milanese costituisce un prototipo iconografico di una incredibile prolificità.

Da Milano il gioco dei Tarocchi si espanse rapidamente nell’oltralpe Francese. Dal modello Francese nacquero nel 1830 i Tarocchi Svizzeri, e nel 1850 i Tarocchi Tedeschi.

I Tarocchi ispirarono di volta in volta le più svariate fantasie ed espressività artistico-culturali. Rappresentarono favole di animali, operette musicali, personaggi della mitologia e della letteratura, città, costumi tradizionali. Nella Vienna austroungarica documentarono la vita della famiglia imperiale e riprodussero scene della gente comune.

Nel Novecento si sviluppò, sullo sfondo di pensieri culturali come l’occultismo, previlegiando una destinazione magica. In quest’ultimo periodo nacque la figura del cartomante come la conosciamo oggi. 

La potenzialità espressiva dei Tarocchi è passata dalle preziose miniature quattrocentesche all’anima degli artisti contemporanei: ha affascinato pittori del calibro di Salvator Dalì, Renato Guttuso, Franco Gentilini, Ugo Nespolo e illustratori come Milo Manara e altri i quali hanno dato vita a mazzi meravigliosi.

Grazie al contributo di pittori, artisti, letterati, occultisti, oggi i tarocchi costituiscono un universo figurativo articolato paragonabile a quello dell’alchimia.


-fonte web-